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martedì 30 marzo 2010

Ricerche di lavoro in rete e legalità

La gran maggioranza delle persone in cerca di un impiego lavorativo si improvvisa intermediaria di forza-lavoro.

E’ noto che il 60% degli annunci in rete siano attendibili o abusivi, ovvero privi dell’ autorizzazione ministeriale: esistono infatti portali con sezioni dedicate al lavoro che diffondono ad aziende nominativi a pagamento a basso costo, non garantendo in tal modo il pieno diritto della privacy al candidato al lavoro. Di questo si lamenta Nicola Bertin, vice presidente di Assorse, l’associazione delle società di ricerca e selezione del personale.

Il ministro però non è d’accordo, ribatte il suo portavoce Antonino Costantino, che si rifà all’ art. 48 della modifica alla finanziaria che autorizza le intermediazioni solo se non a scopo di lucro e dotato di dati identificativi.

Inoltre Bertin attacca le aziende imputando loro la colpa di non verificare se chi offre nominativi sia autorizzato, comprando curriculum a prezzi stracciati. Accusa respinta dal vice-presidente dell’associazione Aidp Paolo Iacci, che giustifica l’illegalità solo per le piccole aziende e auspica in un miglioramento a patto che le aziende diano dei mandati trasparenti alle società di selezione.

Ritengo che, se contestualizziamo questo utilizzo illecito dei processi di intermediazione nel periodo di crisi in cui ci troviamo, la loro legalità sia non dico giustificata ma quasi, poiché l’accesso ai portali dotati dell’autorizzazione ministeriale, a causa del suo costo eccessivo è a portata di pochi.


(Ilaria)

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